Anche quest’anno sarà possibile andare in pensione con Opzione donna: la manovra fiscale 2020 l’ha infatti approvata. Sarà così possibile andare in pensione prima se in possesso dei requisiti richiesti. Vediamo come.

Opzione donna (vedi la pagina del sito di Inps dedicata) è un sistema che permette il pre-pensionamento a patto che si vantino determinati requisiti, tra cui quello relativo il ricalcolo contributivo.
Innanzitutto, è fondamentale tenere presente il termine entro il quale le lavoratrici della scuola che abbiano i requisiti richiesti debbono inoltrare la domanda: è il 28 febbraio 2020.
Dal riconoscimento al momento in cui la pensione avrà effettivamente decorrenza trascorrerà almeno un anno (se lavoratrici dipendenti) /un anno in mezzo (se lavoratrici autonome). Poi finalmente arriverà l’erogazione del primo assegno.
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Requisiti e modalità di domanda
Diversi regimi in base alla tipologia di lavoro (se subordinato o autonomo) caratterizzano lo strumento anche per l’età che deve essere raggiunta: le libere professioniste devono avere almeno 59 anni di età. Le lavoratrici dipendenti, invece, possono accedere a Opzione donna già con 58 anni.
Il requisito contributivo invece è di almeno 35 anni di contributi.
Ma non è finita qui: è necessario che le richiedenti scelgano la liquidazione dell’assegno tramite il ricalcolo contributivo.
Il ricalcolo contributivo previsto da Opzione donna conviene?
Attualmente la pensione di vecchiaia per le donne è possibile soltanto con almeno 67 anni di età e 41 anni e 10 mesi di contributi (fino al 2026).
Il ricalcolo contributivo della pensione prevede che tutto ciò che è stato versato durante gli anni di lavoro sia ricalcolato tenendo conto degli interessi, calcolati a un tasso “mobile” che è legato all’andamento quinquennale del PIL e all’inflazione.
Alla data del pensionamento a questo montante contributivo si applica poi un coefficiente di conversione, che cresce con l’aumentare dell’età.
Il che significa un’importante diminuzione del proprio assegno: dal 20% al 40%.
