
Ko dopo 5 tappe nell’edizione 2018 per una serie di errori di navigazione che l’hanno portato ad insabbiarsi, l’Extraterrestre ha ammesso di non aver ancora individuato la tattica giusta per affrontare il difficile raid che quest’anno si svolgerà solamente in Perù. “Come approccerò le dune? Ancora non lo so, ed è questo il problema! Dovremo misurarci il percorso con umiltà, tenendo in mente che l’obiettivo è superarle e non rimanere intrappolati“.
“Nelle dune sabbiose puoi guadagnare 2′, ma puoi perdere facilmente anche delle ore facendo solo un piccolo sbaglio. Dunque, dovremo prendere il tempo che ci serve per gestire il tutto nel migliore dei modi“, ha analizzato. “Dall’altra parte ci sono vetture che non ci permetteranno di andare con cautela e per questo dovremo mantenere un certo passo. Al via ci sono dei veterani, io invece sono carente di esperienza, per cui sarà complicato”.
“Correrò con una Peugeot 3008 DKR, ma non avrò alcun supporto da parte della Casa francese. Questo ci farà mancare tutti i vantaggi e gli svantaggi del caso. Saremo più rilassati, tuttavia non potremo essere preparati come in passato“, ha sottolineato Séb. “In pratica se l’anno scorso avevo fatto 5 test da 3 giorni l’uno, questa volta arriverò allo start con una sola prova“.
Per il campione di Haguenau pochi castelli in aria, quindi, sebbene sognare sia sempre lecito. “Direi che vado alla Dakar essenzialmente per correre. Per vincere… onestamente lo trovo difficile“.
L’appuntamento è dal 6 al 17 gennaio.
Chiara Rainis